PACI 2013 – Premio Auditorium Città d’Isernia
Isernia in punta d’inconscio
L’istituzione del P.A.C.I. permetterà d’avvicinare l’entroterra del Molise alla più grande “piazza metropolitana” del Contemporaneo. La nostra società conosce la comunicazione senza confini di Internet. Qualcosa che l’arte dovrà elevare, spiritualmente. C’è la “conca” della comunicazione (in cui tutte le informazioni si fanno interpretare e reinterpretare, di continuo, l’una contro l’altra). Ma l’arte ha un significato letteralmente di punta, elevando la povertà del materiale (fra i colori del quadro, la pietra della scultura, la carta fotografica ecc…).
La città d’Isernia, nel suo entroterra, è circondata dai monti. Essa ha un borgo antico che si restringe, lungo il “cuneo” d’un pendio. Più di trenta artisti, concorrendo al premio, si sono cimentati con ogni tecnica: la pittura, l’installazione, la scultura, la fotografia ecc… Alla fine, ognuno di loro può esporre. E’ la riconfigurazione d’una conca, nell’abbraccio fra le opere, così da elevarle sentimentalmente. Gi artisti in mostra (non solo molisani) hanno scelto di guardare alla realtà materiale col proprio inconscio. La pittura ha linee e forme che potranno “attorcigliarsi”, o “roteare”. Il blocco grezzo dello scultore si forgerà tramite più assemblaggi. Le fotografie inquadrerebbero gli ambienti cercando d’entrarvi (laddove il loro “sguardo” si facesse indagatore).
L’inconscio degli artisti si percepirebbe come una “conca”, della mente che pensi. Allora, loro ricercheranno la “punta”… della Verità. Qualcosa che “sgonfi” l’empasse della mente, nel suo inconscio (quando i pensieri sarebbero tortuosi). In effetti, gli artisti ci mostrano una via ascensionale sia più tratti sia varie forme (specie per quelle circolari). Sarebbe il “cuneo” della Verità, mosso spiritualmente tramite “l’abbraccio” del nostro sguardo.
Beatrice Mastrodonato, esibendo l’opera a tecnica mista Amnios, vince il P.A.C.I. 2013. In quella, immaginiamo una raffigurazione nel “limbo” di se stessa. L’artista ricorre alla calcografia, per simboleggiare una possibile “maternità” dell’inconscio. Le linee sembrano “aggrovigliarsi”, come se subissero una sorta di Giudizio Universale. La prospettiva ci pare aerea. In alto, avremmo la configurazione vitalizzante d’un Sole. Qualcosa cui tenderanno gli animali “pseudo-preistorici”, al centro: un dinosauro e vari pterodattili. In basso, ci sarà un “imbuto” terrestre, simbolicamente verso gli Inferi. La storia dell’arte ha apprezzato il romanticismo “visionario” dei pittori Johann Fussli e William Blake. A loro interessava il vitalismo dell’inconscio, capace di configurarsi durante i sogni. Beatrice Mastrodonato ci chiede di percepire la “maternità” del suo sguardo visionario. L’inconscio non varrà solo in se stesso, ma addirittura condizionerà la vita “da svegli” (nella realtà). Nessuno ricorda il momento della propria nascita. E’ la giustificazione che l’inconscio ha comunque avviato la vita. Il liquido amniotico s’origina dentro la “conca” embrionale. La nascita si percepirà sulla “punta” del cordone ombelicale, una volta tagliato. E’ il momento in cui “l’inconscio” della vita in senso lato (anziché del solo pensiero) subirà lo “sgonfiamento” del suo sacco, oltre il “primitivo” embrione. L’opera di Beatrice Mastrodonato realmente mostra tutto lo “zampillare” dei segni, dalla loro incisione. L’inconscio si svela solo nella tortuosità onirica del pensiero. Dormendo, la realtà dell’esistenza si percepisce entro la virtualità d’un limbo, dove il nulla (al buio della visione) paradossalmente diventerà generante. I pensieri onirici s’aggrovigliano gli uni sugli altri, come sul “liquido amniotico” della coscienza. Pare che quelli possano solo “fuoriuscire” (perso il “controllo” del concettualismo). Nell’iconografia del Giudizio Universale, avremmo un infinito groviglio di genti. Inoltre, cristianamente nel Limbo “sosterebbero” (non essendo né in dannazione né in ascensione) le anime dei bambini morti senza ricevere il battesimo. Quest’ultimo pare proprio un “secondo” bagno amniotico, per così dire. Nel complesso, è facile percepire l’inconscio sia nel “groviglio” dei pensieri (perso il controllo concettuale) sia nel “limbo” della vitalità (dormendo).
Cosmo Di Florio al P.A.C.I. vince la Menzione Speciale per la Scultura. Esteticamente, egli torna ad “alimentare” la raffigurazione solo scarnificata di Alberto Giacometti, col suo esistenzialismo. Anche qui, il corpo si percepisce in via “filamentosa”. Ma Di Florio evita la consunzione della pelle, che anzi proverà a rinvigorire. I due amanti (che si distingueranno in primis col dettaglio del seno, presente e mancante) vivranno però il “problema” tutto esistenzialistico dell’incomunicabilità? Almeno una “parete” di plastica potrebbe separarli. La scultura interessa in via percettiva principalmente per i propri ganci (dall’orecchio, dai capezzoli, dall’inguine). E’ il simbolismo d’una comunicazione forse irrisolta. Pensiamo al gancio per appendere qualcosa. Così, non sembra che la relazione fra l’oggetto “ospitante” e quello “ospitato” avvii davvero la loro “fusione”, come richiederebbe la “carica” sessuale. Forse, i due amanti avrebbero raggiunto la “maturazione” sentimentale? Può bastare che il nostro partner ci abbracci, quando torniamo a casa la sera, stanchi per il lavoro? L’amore chiede la continua “cura” di se stesso. Bisogna letteralmente agganciarsi, nei bisogni del nostro partner. E’ questa la maturazione sentimentale. Di Florio insiste ad “alimentare” la consunzione del corpo, mostrandolo virtualmente “sull’abbraccio” di se stesso. Il filamento “sanguineo” della vita sembra “arrotondarsi”, almeno dalla cura amorosa. L’abbraccio ad esempio permette ai corpi di sostenersi (agganciati l’uno per l’altro).
Citiamo i Sonetti ad Orfeo, di Rainer Maria Rilke. Per lui, i fiori della Terra, se portati nella nostra intimità del sogno, ci permetterebbero di dormire profondamente su tutte le cose, acquistando una “leggerezza” esistenziale. Possiamo immaginare il raccoglimento dei petali sulla corolla, ad esempio. I primi ci paiono calati dentro la seconda. La coscienza del sognatore letteralmente sprofonda in se stessa. Nel fiore avviene lo stesso, ma con la “leggerezza” del calarsi (dei petali, rispetto alla loro corolla).
Lorenzo Albanese al P.A.C.I. vince la Menzione Speciale per la Fotografia. Egli sceglie d’inquadrare la stanza del bagno. Noi siamo inevitabilmente attratti dall’obiettivo a fish-eye. Così, percepiremo di poter spiare l’intimità del bagno? Sembra che Albanese giochi ad “anticipare” la nostra “invadenza”. Inquadrando il bagno col fish-eye, pare che gli elementi della raffigurazione quasi ruotino, “scivolando” all’indietro od all’esterno. Esteticamente, Albanese ha scelto una soluzione cara all’iperrealismo. Nel bagno, il corpo potrebbe forse “rifiorire”, con la pulizia dei lavaggi. Ma tutti gli “arnesi” (l’asciugamano, lo spazzolino da denti, lo shampoo, il pettine ecc…) ora finiranno a sprofondare, una volta ingranditi grazie al fish-eye. Noi li percepiremo in via onirica. Dormendo, il pensiero può sprofondare in se stesso, liberando l’inconscio. Sarà una “pulizia” mentale che ambiguamente… “si sporchi”, crescendo il coinvolgimento emotivo. Lorenzo Albanese ha inquadrato un accappatoio sgocciolante (fra i “varchi” delle maniche o delle ginocchia), ed uno sbilanciamento (dal “piatto” del lavello a quello della bacinella). Si percepirà l’iperrealismo della figurazione “che si sporchi”. Sui “varchi” dell’accappatoio, il corpo lavato “scaricherebbe” la propria sudorazione, verso “l’imbrunire” della bacinella, almeno opponendola al più bianco lavello. L’iperrealismo fotografico di Albanese “ironizzerà” contro il relax dell’igiene? La rotazione fra il lavello e la bacinella (rafforzata dall’obiettivo a fish-eye) certo si vede nel “disordine” del loro sbilanciarsi. Conosciamo pure l’ironia di Dalì, nel dipinto dal titolo La persistenza della memoria, quando lui raffigura gli orologi… “in sudorazione”. Uno di questi compare nello scatto di Albanese, sullo sfondo. Lo stesso accappatoio si percepirà come una tacca, che sondi il livello raggiunto dall’acqua, nel lavello o nella bacinella. Penseremo che l’intero fish-eye celi il quadrante d’un orologio? Forse no, perché gli elementi non s’allineano con chiarezza, lungo il bordo. Ma questi subirebbero una “sudorazione”, disordinato tutto il relax del lavaggio. Simbolicamente, il fish-eye di Albanese sarà (ancora, come per Dalì) un quadrante sulla persistenza “effimera” della memoria.
Citiamo la poesia di Fernando Pessoa intitolata Abdicazione. Egli immagina che, preso dalla notte eterna, le sue braccia stanche perdano la “regalità pesante” d’una spada, da lui confidata a mani più virili e calme. Sarà un’abdicazione per la stessa poesia. Questa ha parole “regali”, nell’assolutezza (nell’essenzialità) del loro porsi. Pure il poeta è comunque un uomo “finito” (destinato a morire). L’assolutezza concettuale delle proprie parole avrà “l’evanescenza” del senso, mentre si ponga (per la nostra immaginazione). Allora, la poesia non “fenderebbe” più, senza “cavalcare” il soggettivismo dell’emotività. Le parole soltanto si confidano, nella “calma” evanescenza del loro significato.
Gaetano Marinelli al P.A.C.I. vince la Menzione Speciale per la Pittura. Il suo quadro (ad olio su tela) è classicamente intitolato Natura morta. Precisamente, esso rappresenta alcuni libri (citando la Divina Commedia e l’Eneide), sotto la “lettura” al candelabro e la “consumazione” del tè o del caffè. La pittura si rende chiaroscurale. Immaginiamo che tali libri si leggano in tarda serata, sotto la flebile illuminazione del candelabro. Una scena che per la storia dell’arte aiuta a raffigurare la sapienza intellettuale (partendo dalle celle degli amanuensi per giungere ai laboratori degli scienziati). Qui la “regalità” della lettura pare profondamente “pesante”, complici i toni chiaroscurali. Simbolicamente, ciò è percepibile dalla fatica che il nostro sguardo deve sopportare, ricostruendo il muro sullo sfondo (oltre le sue “tessere”). Un candelabro può rientrare nella “regalità” della consumazione. Pare che Marinelli dipinga malinconicamente “l’abdicazione” della stessa sapienza intellettuale. E’ comune convincerci che, scrivendo e pubblicando un libro, tramite questo noi potremmo “scampare” alla necessità di morire. Nel dipinto di Marinelli, le parole della sapienza solo “si confideranno” l’una sull’altra. I libri paiono “stringersi” fra di loro, sino ad accucciarsi. La pagina aperta, poi, ci svela solo un titolo: il Canto V (che nell’Inferno dantesco racconta la celebre malinconia amorosa di Paolo e Francesca).
Recensione d’estetica a cura di: Paolo Meneghetti
Artisti in mostra
pittura, scultura e fotografia Lorenzo Albanese | Gianni Antonioli | Nino Barone | Arturo Beltrante | Lina Boffa | Antonio Brangi | Rino Capone | Emilio Ciccone | Mariagrazia Colasanto | Carmelo Costa | Carmen Del Russo | Cosmo Di Florio | Antonio Natale Di Maria | Antonio Esposito | Walter Giancola | Silvana Giunta | Paolo Emilio Greco | Elena Maglione | Gaetano Marinelli | Angelo Marciano | Venanzio Marra | Beatrice Mastrodonato | Antonio Pallotta | Massimo Palmieri | Antonella Peluso | Gennaro Petrecca | Luciana Picchiello | Laura Rambelli | Roberto | Angela Santoro | Carmine Santoro | Nazzareno Serricchio | Antonio Tramontano | Cristina Valerio | Enzo Valerio | poesia Flavio Amicucci | Giuseppe Barilone | Michele Brunetti | Angelomaria Di Tullio | Elena Grande | Giovanna Mancino | Giovannino Renzullo | Enrica Romano
Galleria
- Lorenzo Albanese – E GUARDO IL MONDO DA UN OBLO’ fotografia 60×90 2012
- Gianni Antonioli – SOGNANDO I TULIPANI acrilico su tela 95×115 2013
- Nino Barone – SUPERFICIE STRUTTURA 3 acrilico su tela 100×80 2012
- Arturo Beltrante – ARMONIA DINAMICA polimaterico 100×70 2013
- Lina Boffa – LE MANI LA MIA LIBERTA’ tecnica mista su tela 150×100 2007
- Lina Boffa – RINASCITA CROMATICA tecnica mista su tela 100×150 2013
- Antonio Brangi – GENESI tecnica mista 100x30x5 2013
- Rino Capone – TRIANGOLI acrilico su tela 100×100 2012
- Emilio Ciccone – LUCREZIA olio su tela 60×40 2007
- Mariagrazia Colasanto – L’ARGONAUTA fotografia digitale 50×70 2010
- Carmelo Costa – DONNA olio su tela 60×80 2013 (fuori concorso)
- Carmen Del Russo – TURNING NARRATIVE acrilico su tela 40x40x7 2011
- Cosmo Di Florio – AMANTI polimaterico 193x40x32 2013
- Antonio Natale Di Maria – LA RICCHEZZA DEL MENDICANTE polistirolo ricoperto di resina con pittura industriale 80x35x40 2013
- Antonio Esposito – TORSO DI DONNA bronzo lucidato 30×20 2011
- Walter Giancola – VOLTO DI DONNA pietra h.54,5 2002
- Walter Giancola – SOGNO DELLA NATURA tecnica mista 49x103x9 2006
- Silvana Giunta – SENZA TITOLO fotografia 40×60 2013
- Paolo Emilio Greco – ULTIMA CITTA’ tecnica mista 84x154x19 2013
- Elena Maglione – QUEL CHE RESTA olio su tela 70×80 2010
- Gaetano Marinelli – NATURA MORTA olio su tela 50×70 2012
- Angelo Marciano – FUOCO CON… tecnica mista 180×180 2009
- Venanzio Marra – CIBO VERTICALE tecnica mista 117,5×40 2013
- Beatrice Mastrodonato – AMNIOS tecnica mista 55×40 2000
- Antonio Pallotta – COME LO METTI METTI IN CMYK stampa digitale su tela 61,5×61,5 2013 (fuori concorso)
- Massimo Palmieri – AUTUNNO fotografia 40×70 2012
- Antonella Peluso – PROSCIUTTONA tecnica mista 80×100 2008
- Gennaro Petrecca – THE MUSICAL BOX tecnica mista acrilico su tela 150×150 2013 FUORI CONCORSO
- Gennaro Petrecca – LET ME DIE tecnica mista acrilico su tela 60×100 2013 FUORI CONCORSO
- Luciana Picchiello – SCRITTURA: LUOGO DI MEMORIA ferro e libro 80x60x12 2012
- Laura Rambelli – VAGABONDU tecnica mista 45×27,5 2012
- Roberto – SEBASTIAN BIENIEK acrilici su pietra e su tela 14x32x17 – 30×40 2012
- Angela Santoro – LA RINASCITA DEI SENSI tecnica mista 30×150 2010
- Carmine Santoro – DEEP BLUE olio su cartone 20×30 2012
- Nazzareno Serricchio – I TEMPI DELL’AMORE polimaterico 107×66 2007
- Antonio Tramontano – SALTIBANCHI olio su tela 140×180 2003
- Cristina Valerio – VENERE tecnica mista 80×4 2012
- Enzo Valerio – DANZATRICI olio su tela 37×85 2013
- Flavio Amicucci – TESTAMENTO (fuori concorso)
- Giuseppe Barilone – LUI E LEI 30 agosto 2013
- Michele Brunetti – QUELLO CHE LASCIANO
- Angelomaria Di Tullio – DONNA
- Angelomaria Di Tullio – MAMMA
- Elena Grande – IL MONDO CHE VOGLIO 7 giugno 2004 (fuori concorso)
- Giovanna Mancino – PER IL 150° DELL’UNITA’ D’ITALIA 15/12/2011
- Giovannino Renzullo – LE LUCCIOLE
- Enrica Romano – 1000 CRISTE